Giulia ha sempre avuto lo sguardo rivolto oltre confine.
✈️ A sedici anni parte per un anno di scuola in Germania: un’esperienza che le apre una finestra sul mondo.
🎓 Con l’Erasmus scopre Berlino e decide di restarci, costruendo lì oltre dieci anni di vita e carriera.
🏡 Dopo la pandemia sceglie di tornare in Italia ma senza scendere a compromessi, reinventandosi nel Customer Success e puntando sul lavoro da remoto.
Oggi vive a Piombino con la sua famiglia e continua a connettersi con il mondo grazie alla community internazionale Customer Success Snack.
🎙️Episodio #43 di ‘Storie di italiani che tornano a casa
Giulia Perini nasce a Piombino, in Toscana, classe 1987. A quindici anni il suo professore di tedesco le presenta l’opportunità di partecipare a un programma internazionale a Marbach am Neckar, in Germania, per frequentare un anno scolastico all’estero. Giulia accetta, e parte.
Quell’esperienza si rivela decisiva per formare la sua cultura europea e internazionale: la classe, composta per metà da studenti internazionali provenienti da Cina, USA, Finlandia, Brasile e altri Paesi, e per metà da studenti tedeschi delle famiglie ospitanti, diventa per lei una vera e propria finestra sul mondo.
Giulia completa la sua esperienza con un tirocinio di due settimane in UK e rientra a Piombino per terminare il quinto anno delle superiori, dopodiché si trasferisce per studiare Mediazione Linguistica presso l’Università per Stranieri di Siena – facoltà che le permette di svolgere altri due tirocini all’estero, rispettivamente in Germania e in Argentina. In quel periodo viaggia moltissimo e, durante una vacanza a Berlino, si innamora di tutto ciò che la città ha da offrire: cultura, multiculturalità, vita notturna e eventi di ogni tipo.
Tornata in Italia, fa domanda per l’Erasmus: ritorna a Berlino, vivendo quella che descrive come l’esperienza più bella della sua vita.
Dall’Erasmus al trasferimento, il passo è breve: Giulia fa qualche colloquio e viene subito presa come Trainee Project Manager in una DMC (Business Travel) presso Liberty International Tourism Group, nel quale resta più di tre anni. Negli anni seguenti ricopre diversi ruoli a contatto con il pubblico, lavorando come Front Desk e Office Manager prima per Amazon e poi per Floatel e per Peloton Interactive.
Poi però scoppia il Covid, e le priorità cambiano: Giulia sente la necessità di tornare a casa dalla famiglia e il desiderio di riavvicinare i figli al suo mondo di origine, ma capisce che per farlo in modo sostenibile deve cogliere l’opportunità che il lavoro da remoto sembra poter offrire a moltissimi professionisti.
Per otto mesi quindi fa ricerca, analizza il mercato, mappa le sue competenze e individua il Customer Success Management come un ambito interessante in cui poter mettere a frutto l’esperienza accumulata. Si mette quindi a studiare nei dettagli il ruolo, fa diversi colloqui, e finalmente riesce a entrare in questo mondo ottenendo un lavoro che la appassiona e le permette di lavorare da dove desidera.
Dopo dodici anni fuori, ad agosto 2024 Giulia torna in Italia con in tasca un contratto in SmartPricing per lavorare come CSM dall’Italia tramite employer of records.
Oggi vive felice a Piombino con il marito e i figli, lavora per doinstruct e nel tempo “libero” si occupa di tenere viva la sua rete internazionale organizzando eventi e incontri per Customer Success Snack, la community europea di riferimento per tutti i professionisti del suo ambito.
Abbiamo chiesto a Giulia com’è stato il suo rientro.
Ci dici una cosa che ti ha sorpreso in positivo tornando in Italia?
Mi aspettavo che avrei trovato un ambiente più “locale” e provinciale, con meno persone con esperienze simili alla mia. Mi ha fatto molto piacere incontrare professionisti rientrati da esperienze all’estero, più o meno lunghe. È stato interessante vedere come il lavoro da remoto sia diventato molto più diffuso rispetto a prima e permetta di creare nuovi modi di vivere e di relazionarsi.
D’estate mi sposto in un campeggio e ogni giorno lavoro da remoto insieme a “nuovi colleghi”, in spazi di co-working oppure all’aperto, in angoli appositamente dedicati per chi “sta al pc”.
Le cuffie insonorizzate e lo schermo personalizzato sono davvero la svolta.
C’è qualcosa che ti manca dell’estero?
Ci sono tante, forse troppe cose che mi mancano. Tuttavia, avere la famiglia vicino rende il bilancio comunque positivo. Anche perché ho la fortuna, anche se direi che me la sono guadagnata con impegno, di lavorare da remoto per una valida azienda tedesca e di poter vivere in Italia.
Mi pesa però il fatto che mio marito, elettricista, qui non abbia le stesse opportunità di guadagno né lo stesso equilibrio tra lavoro e vita privata.
Inoltre mi mancano moltissimo due aspetti:
- vivere in una società costruita attorno ai bambini, con eventi per tutte le tasche, moltissimi workshop dalla mattina alla sera, parchi giochi mozzafiato, e la multiculturalità con cui i bambini venivano a contatto ogni giorno
- la mentalità tedesca, diretta e senza filtri, e le tante amicizie autentiche e internazionali… anche se, per fortuna, quelle restano, anche da lontano.
Ovviamente mi manca Berlino anche solo per i ricordi accumulati in dieci anni che di certo non si cancellano semplicemente spostando la residenza, ma riesco a salire ogni due mesi circa e questo compensa un po’ la nostalgia per la città e la vita di prima.
Un consiglio che daresti a chi sta valutando se tornare?
Il mio consiglio è principalmente di capire qual è la cosa che non può assolutamente mancarti tornando in italia. Se lo sai, trovare cosa ti serve per realizzarla è già un passo più facile. In termini più tecnici, qual è l’MVP (il minimo necessario) affinché tu possa essere felice tornando?
A parte basi solide, anche affettive, per i miei bimbi, per me personalmente era il lavoro. Non avrei accettato di “regredire”, professionalmente parlando, dopo tutti gli sforzi fatti e le esperienze vissute.
Hai incontrato una difficoltà inaspettata nel rientro? Come l’hai affrontata?
Sicuramente ho fatto fatica ad abituarmi alla comunicazione fra le persone, per me troppo “tra le righe” rispetto a come ero abituata prima. E anche la poca voglia generale di “sbattersi” per risolvere i problemi.
Ho risolto la prima difficoltà con una buona dose di spirito di adattamento e prendendo il toro per le corna. Sono delegata di classe per la scuola materna di mio figlio e, non appena ci sono cose poco chiare e malesseri, chiamo le dirette interessate per chiarire telefonicamente. Fino a oggi sta funzionando!.
Sullo “sbattersi” o meno, continuo muovermi e alzare la mano per quello in cui credo. E’ dal singolo che partono le cose grandi, e io ci credo fermamente.
Che tipo di supporto avresti voluto trovare al tuo rientro?
Ho ricevuto tutto il supporto possibile dai miei genitori, veri e propri Patrimonio dell’Umanità. Non avrebbero potuto fare di più. Per quanto riguarda gli altri… all’inizio ho sofferto, ho versato lacrime per la mancanza di sostegno. Ma col tempo ho imparato ad accettarli per quello che sono e, soprattutto, a rispettare i loro limiti. Quindi oggi mi aspetto “il giusto” e vivo bene.
Grazie Giulia per esserti raccontata a Pietro!