Storie di italiani che tornano a casa – Andrea Sponsale

Da Firenze ⚜️ all’America 🇺🇸 e ritorno.

Passando per l’Olanda 🌷.

Ma come si torna a casa dopo 10 anni di vita all’estero?

In cosa si guadagna e in cosa si perde? 🤷

Tanti belli spunti dalla storia di Andrea Sponsale

🎙️Episodio #19 di ‘Storie di italiani che tornano a casa

Dopo la laurea in Finance e Global Supply Chain Operation Management presso la University of South Carolina, Andrea inizia la sua carriera negli Stati Uniti 🇺🇸 come Consulting Analyst per USC Center for Global Supply Chain Management. Dopo qualche mese entra in Danaher Corporation come Sales Support Coordinator.

Dopo quasi tre anni a Cincinnati, si presenta un’opportunità di tornare in Europa rimanendo da Danaher, ed è così che Andrea si trasferisce nei Paesi Bassi 🇳🇱, dove assume ruoli di crescente responsabilità come Supply Chain Leader ed EMEA Supply Chain Manager.

Nel 2024, decide di tornare in Italia, a Firenze, continuando a lavorare per la stessa multinazionale dove attualmente ricopre il ruolo di VES Leader Commercial EMEA.

Abbiamo chiesto ad Andrea com’è stato il suo trasferimento in Italia:

❤️ Dicci una cosa che ti ha sorpreso in positivo? La cosa che mi ha sorpreso di più è forse la preparazione della forza lavoro Italiana comparata ad altre nazioni Europee. Lavorando per tanti anni in America prima, e in Olanda dopo, avevo iniziato a sviluppare un pregiudizio verso i ritmi lavorativi e le possibilità di crescita sul territorio italiano dovuto anche alle realtà che vedevo intorno a me. Devo dire che avendo lavorato per multinazionali Americane sia all’estero che in Italia, non ho riscontrato queste differenze di possibilità.

🌍 C’è qualcosa che ti manca dall’estero? La varietà culturale e culinaria è senza dubbio un aspetto che viene a mancare quando ti trasferisci nella periferia fiorentina. La possibilità di uscire e conoscere gente proveniente da altri paesi e con background completamente differenti è un fattore molto raro in queste zone e una cosa di cui obiettivamente sento la mancanza, oltre ovviamente alle amicizie e le routine che sviluppi nei vari paesi come per esempio le grandi biciclettate ad Amsterdam 😉

💡 Una cosa che hai imparato o un suggerimento che daresti? Una cosa che ho imparato è che non si smette mai di conoscere sé stessi. Per chi è indeciso se andare all’estero oppure no suggerisco di provarci in quanto è un’esperienza che forza ad uscire dalla comfort zone e mettersi in gioco, per provare il vostro valore e scoprire sfaccettature della vostra personalità di cui molto probabilmente non siete a conoscenza. Oltre ad imparare una nuova lingua, aggiungerete un bagaglio culturale che vi renderà più competitivi sul mercato del lavoro. Per chi è indeciso se rientrare o meno, il mio consiglio è di valutare attentamente tutte le opzioni e considerare i propri piani futuri. Se l’intenzione è di tornare in Italia per aprire una start up ci sono molte opportunità, così come se si tratta di lavorare per un’azienda strutturata e di impronta internazionale. Se la vostra idea è di tornare per lavorare in una PMI italiana, è importante assicurarsi di farlo capendo bene l’ambiente lavorativo che si respira e la cultura aziendale predominante.
Per me è stata una scelta facile in quanto la mia compagna ha trovato lavoro a Firenze ed io avevo una funzione europea con Smart working obbligato, quindi sono rimasto a lavorare per la solita azienda cambiando semplicemente ufficio di referenza. 

Grazie mille a Andrea per esserti raccontato a Pietro!

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