La vera bellezza?
Vedere l’Italia con occhi diversi e una mentalità rinnovata.
A volte è questo il dono 🎁 più grande di un’esperienza all’estero.
Dare più valore a quello che già abbiamo.
Che ci sembra scontato, ma in realtà non lo è.
Specialmente quando ce ne separiamo andando a vivere in un altro paese.
Ce lo racconta Cristina Arbini, tra le prime italiane a Linkedin, rientrata a Milano dopo anni a Dublino.
🎙️Episodio #21 di ‘Storie di italiani che tornano a casa
Dopo la Laurea Magistrale in Filosofia presso l’Università Cattolica di Milano, Cristina inizia la sua carriera in Italia nel settore delle risorse umane e della consulenza. L’esperienza non è molto stimolante, ma rafforza in lei una passione che non abbandonerà mai.
Nel 2011 decide quindi di trasferirsi in Irlanda 🇮🇪 e, dopo qualche mese di networking e lavoretti, entra a far parte di LinkedIn nell’HQ EMEA di Dublino. Qui ricopre ruoli di crescente responsabilità, collaborando con aziende europee per sviluppare strategie per attrarre e trattenere talenti.
Nel 2015, Cristina torna in Italia 🇮🇹, continuando la sua carriera e occupandosi di progetti di mentorship ed empowerment. A fine 2020 esce da LinkedIn e ricopre ruoli di leadership in aziende come Guidewire Software e Gi Group, lavorando a progetti globali di employer branding, employee advocacy e comunicazione.
Oggi è Employer Brand Lead presso DD, dove guida il team di consulenza sull’employer branding. Quando non lavora e i due figli non le stanno facendo mille domande, Cristina fa mentorship pro bono su temi legati allo sviluppo di carriera e del personal branding, e supporta in vario modo startup dal forte impatto sociale (come Pietro!).
Abbiamo chiesto a Cristina com’è stato il suo trasferimento in Italia:
❤️ Dicci una cosa che ti ha sorpreso in positivo? La cosa che mi ha sorpreso in positivo è stata la varietà e la ricchezza delle esperienze che potevo fare ora che ero rientrata “alla base” in Italia. Mi sono accorta di aver dato per scontate molte cose, dal piacere di mangiare un pezzo di focaccia per strada al poter prendere la macchina e trovare decine di perle artistiche, gastronomiche, culturali e naturali in un raggio di quaranta chilometri da casa (o anche meno). Ho capito che spesso avevo mancato delle opportunità, per pigrizia o per limitatezza di vedute, e una volta rientrata mi sono data da fare per recuperare. La vera bellezza è stata non solo poter fare di nuovo tante cose che mi erano mancate, ma farle con una vista e una mentalità rinnovate.
🌍 C’è qualcosa che ti manca dall’estero? “Estero” è un parolone che contiene tutto e niente. Della mia esperienza a Dublino mi manca sicuramente il lavorare in un contesto internazionale – che non significa solo con gente da ogni Paese ma anche da una forte diversità culturale, di background, di approccio al lavoro e di aspettative verso la vita. Mi manca inoltre vivere in uno dei cuori pulsanti del mondo tech in EU, dove in azienda spesso si trova chi prende decisioni o perlomeno le influenza fortemente. In Italia, a mio avviso, ci si sente sempre un po’ in periferia da questo punto di vista. Si sente anche la mancanza del dinamismo del mercato del lavoro – anche se questo aspetto ha anche un lato negativo che non mi manca, ossia la tendenza diffusa a non accontentarsi mai, anche grazie alla possibilità di fare job hopping strategico giocando ogni volta al rilancio. Al di là dell’ambito lavorativo, mi manca l’aria pulita, la natura a due passi, la normalità del potersi costruire una famiglia con due o più figli e di vivere dignitosamente senza troppa fatica.
💡 Una cosa che hai imparato o un suggerimento che daresti? Un consiglio che darei a chi vuole tornare: è possibile, ma è un lavoro di almeno 9 mesi (in media) fra networking, studio del mercato e delle opportunità e personal branding. È importante mettere a fuoco le skills acquisite e avere chiaro dove e come poterle mettere al servizio dell’ecosistema locale. Occorre essere creativi, non avere preconcetti e essere disposti ad ascoltare molto oltre che a raccontarsi.
A chi è tornato: sii paziente! Il reverse cultural shock esiste ed è reale. Se dopo l’entusiasmo iniziale scopri che non è tutto così bello come te l’eri immaginato fidati che non è neanche così brutto. È però sicuramente diverso da come l’hai lasciato. Dimentica i paragoni, resisti ai bilanci affrettati e abbraccia la tua nuovissima “vecchia vita” in Italia. Vedrai che lei ricambierà (e, male che vada, riparti!).
Grazie a Cristina per esserti raccontata a Pietro! 🚀