Ritorni non convenzionali.
Ha vissuto all’estero per oltre 10 anni, trovando la sua dimensione tra Londra, Parigi, Tokyo e Bristol.
Poi arriva il Covid. Si rende conto di avere una breve finestra prima che chiudano i confini.
E allora si chiede: e se provassi a tornare?
Ne parla con la famiglia, prende una decisione e rientra. A Cuneo, casa sua. Il risultato?
Un ritorno che si rivela una scelta vincente. Oggi, Elena Massucco continua a lavorare su progetti di open innovation con alcune delle migliori aziende italiane, vivendo in un luogo che sente più suo, a un’ora da alcuni dei comprensori sciistici più belli d’Europa.
🎙️Episodio #17 di ‘Storie di italiani che tornano a casa
Dopo la laurea in Lingua e Letteratura Giapponese all’Università di Torino e un Master in International Management for Japan alla SOAS di Londra, Elena inizia la sua carriera tra Londra e Parigi 🇬🇧🇫🇷, lavorando nel settore della consulenza e del marketing per aziende globali.
La voglia di esplorare nuove realtà la porta poi a Bristol, dove entra nel mondo dell’innovazione e del product development, ricoprendo ruoli strategici in aziende di design e consulenza.
Dopo oltre dieci anni all’estero, sceglie di tornare a Cuneo 🇮🇹, portando con sé un bagaglio internazionale e una missione chiara: aiutare le aziende a innovare. Oggi è Managing Director di Startupbootcamp Corporate Innovation Services, il più grande acceleratore europeo per startup con base ad Amsterdam, dove affianca imprese e team nella creazione di nuove strategie di crescita e sviluppo.
Abbiamo chiesto ad Elena com’è stato il rientro in Italia:
❤️ Dicci una cosa che ti ha sorpreso in positivo? Mi ha colpito l’energia della comunità. Tornando in Italia, ho riscoperto la forza delle relazioni: nessuno si tira indietro nel presentarti a una persona nuova, e così si crea una rete di contatti che non avrei mai immaginato. Inoltre, ho notato come un semplice caffè possa trasformarsi in una nuova opportunità lavorativa, di investimento, di iniziativa o inaspettate sinergie.
🌍 C’è qualcosa che ti manca dall’estero? Mi manca la diversità nel mondo del lavoro. Nelle grandi città internazionali, ero abituata a incontrare culture, lingue e approcci professionali sempre diversi: un mix che stimola la creatività, l’innovazione e la crescita personale. A volte, sento la nostalgia di quella contaminazione e al modo in cui mi ha aperto la mente a prospettive e idee nuove.
💡 Una cosa che hai imparato o un suggerimento che daresti? Ho capito che fare carriera non significa per forza “fare il dipendente”. Oggi più che mai, coltivare la propria “solopreneurship” o un career portfolio offre la flessibilità di vivere dove si desidera, muovendosi liberamente tra vari ruoli. Nel mio caso tra consulenza, freelancer, investitrice e imprenditrice. Questa impostazione permette ai professionisti di creare un percorso su misura per le proprie ambizioni e nonostante possa sembrare sfidante, apre le porte a infinite possibilità.
Grazie mille ad Elena per esserti raccontata a Pietro!