“Sapevo di voler vivere in Italia, ma sapevo altrettanto precisamente di non voler lavorare in Italia.”
La frase di Davide Magno, che dopo +10 anni in Irlanda sceglie di tornare in Italia per realizzare un progetto personale e intimo, può sembrare un controsenso paradossale.
In realtà è la molla che gli permette di esplorare nuove strade e trovarsi, oggi, a vivere la vita che desiderava e un lavoro forse non osava sognare.
🎙️Episodio #33 di ‘Storie di italiani che tornano a casa
Nell’Ottobre 2020, Davide e sua moglie decidono di rientrare in Italia dopo 12 anni in Irlanda, principalmente per portare avanti il progetto di allargamento della famiglia tramite adozione. Ma l’ottimismo della volontà si scontra immediatamente con il pessimismo del dover cambiare lavoro nel bel mezzo della pandemia, anche perché la società per cui Davide lavora come Financial Risk Manager gli nega la possibilità di continuare da remoto il lavoro che svolge da quasi otto anni.
Davide però coglie l’occasione per provare a spostarsi dall’ambito assicurativo, settore in cui lavora da circa quindici anni, a quello della data science che lo affascina moltissimo. Si licenzia, rientra in Italia nella primavera del 2021 e da subito si mette sul mercato come remote freelance, aperto a progetti su tutto il territorio Europeo.
”Avete presente quei performers che, a cavallo di una motocicletta, bendati, saltano in mezzo a un cerchio infuocato facendo un salto mortale e atterrano illesi sulla pedana posta dall’altra parte? Ecco, a me è andata così.”
Da allora Davide è riuscito a lavorare ininterrottamente a una serie di progetti super interessanti, che lo hanno impegnato tanto ma che gli hanno lasciato la flessibilità di cui aveva bisogno. Per gestire il processo di adozione e, successivamente, per godersi le giornate con suo figlio, conosciuto finalmente nel 2023.
L’ultimo dei progetti su cui sta lavorando riguarda la digitalizzazione dei processi operativi per l’EMA (European Medicines Agency), come Data Scientist and Engineer.
Il Davide che a Dicembre 2020 diede le dimissioni, lo considererebbe “il lavoro dei sogni”.
❤️ Pensando al tuo rientro in Italia, ci dici una cosa che ti ha sorpreso in positivo?
La burocrazia funziona molto meglio di quanto si creda. L’esperienza dell’adozione mi ha fatto venire in contatto con assistenti sociali, psicologi, volontari che lavorano nel pubblico e che si meriterebbero uno stipendio almeno pari a quelli che hanno i lavoratori del privato, oltre che una considerazione pubblica molto maggiore (specialmente considerate le poche risorse messe loro a disposizione).
🌎 C’è qualcosa che ti manca dell’estero?
La sensazione di essere giovane. Tornare a casa è un po’ girare una pagina, e chiudere il capitolo che per molti di noi ha segnato la prima parte della nostra vita di adulti.
Ah, e la Guinness!
💡 Una cosa che hai imparato tornando e un suggerimento che daresti a chi vuole rientrare?
Non provate a scegliere il momento migliore, le condizioni ottimali, il compromesso perfetto. Se sentite di volerlo fare, buttate il cuore oltre l’ostacolo e fatelo.
E se ce lo dice Davide, possiamo crederci!
Grazie per esserti raccontato a Pietro! 🚀